Il dopo-Gheddafi



La Libia “liberata„ deve ricostruirsi;  cosi costituisce un mercato potenziale che la Francia -che ha sostenuto i ribelli nella loro “conquista della democrazia„- e, l'Italia -ex colonizzatore e partner privilegiato-, si disputano.
I circoli di affari francesi già fortemente presenti nel Magreb, cercano di estendere la loro presenza alla Libia poiché questo mercato risulta lucrativo. Infatti, si quantifica in centinaia di miliardi di euro (tra 150 e 300). Per sostenere questo, il presidente francese si è reso in Settembre a Tripoli e Benghazi per “vendere„ “il made in Francia„. Nello stesso tempo, in Francia, il MEDEF (sindicato patronale) ha organizzato un briefing sulla Libia che ha attirato centinaie d’impredotori francesi. Ciò sembra essere il seguito logico dell'intervento militare e diplomatico. Tuttavia, la Francia dovrà affrontare un concorrente, l'Italia, che fino all'inizio delle ostilità vedeva nella sua ex-colonia “la sua proprietà„.
Infatti, nel 2011, l'Italia costituiva il primo fornitore della Libia con esportazioni che si ammontavano a 2,5 miliardi di euro. Questa situazione può essere avvicinata a quella della Francia con l'Algeria. “Era più semplice per gli impreditori italiani fare affare in Libia„ , testimonia un uomo di affari franco-algerino molto attivo nel Magreb. “Oltre alla prossimità geografica, storica e stessa linguistica, potevano contare su reti potenti politico-finanziarie tra i due paesi.„  Inoltre, l'Italia non aveva nulla da temere della Francia poiché questa si trovava al sesto posto  degli esportatori poiché “gli esportatori francesi hanno spesso bisogno di un sostegno politico o dell'aiuto dello Stato francese per sviluppare le loro attività„ , prosegue l'uomo di affari. “Nella Libia del colonello Geddhafi, non era davvero possibile, nonostante l'attivismo di molti organismi fra cui la camera di commercio franco-libica. Gli italiani chiudevano molto bene il gioco.„
Ma oggi, con la caduta “della guida„ , le cose sono evolute. La Francia che ha svolto i primi ruoli nell'intervento, desidera raccogliere i frutti del suo lavoro tanto più che l'Italia ha messo un certo tempo prima di “lasciare„ il suo amico Geddhafi. Tuttavia, le autorità italiane insistono sulla loro partecipazione ed il loro sostegno ai ribelli. Inoltre, numerosi sono gli uomini politici italiani ad avere rimproverato alla Francia di mettere davanti il suo ruolo in questa guerra.
In realtà, i Francesi hanno per loro la partecipazione attiva alla caduta del regime ed il sostegno incondizionato ai ribelli mentre gli Italiani loro possiedono una rete poiché conoscono i membri del CNT 
Oggi, è il petrolio che è in linea di mira.
ENI, presente in Libia da oltre cinquanta anni,occupava, con 270.000 barili/giorno, il primo posto prima dell'inizio dell'insurrezione e, era anche in negoziato per ottenere nuove concessioni e raddoppiare la sua produzione da ora al 2015.
Per quanto riguarda  il francese TOTALE, produceva 55.000barili/giorno senza considerare questo paese come “un vero relè di crescita„. Ora, la direzione del gruppo francese desidera negoziare con il CNT per aumentare la produzione e, si dice che un accordo segreto sarebbe stato concluso secondo il quale la Francia riceverebbe il 35% del petrolio nazionale. È importante notare che quest'accordo è stato smentito.
Oltre all'aumento della produzione ed il conseguimento di nuovi contratti commerciali, i due gruppi occhieggiano sulla società petrolifera nazionale NOC che le autorità libiche pensano di privatizzare.


Dati economici (in inglese): http://www.tresor.economie.gouv.fr/4951_indicateurs-economiques-et-financiers-2008-2014-source-fmi

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